…presto tornerò

La macchina è sul cavalletto, il mio occhio dentro il mirino cerca un angolo da cui possa uscire quella magica atmosfera che ho intorno. Sono sola quando alle mie spalle comincio a sentire dei passi incerti di un tacco alto che incede in una camminata strana. Sono le tre di una calda ed umida nottata di fine estate. Mi giro e dal ponte che entra nella calle in cui mi trovo sta scendendo una giovane ragazza, abito lungo, molto elegante, argentato e con un po di strascico. Una piccola borsetta argento tra le mani. La sua gamba lunga si piega, lei ondeggia vistosamente, barcolla e sfidando ogni legge della fisica mi supera senza cadere e senza inciampare nell’abito lungo, ancora mi chiedo come sia stato possibile. Mi è passata a pochi centimetri ma credo non mi abbia neppure vista.  Mi ha messo un po di malinconia vederla in quello stato, non tanto perché fosse ubriaca ma perché era sola, in quelle condizioni venendo probabilmente da una festa o un contesto elegante dove evidentemente nessuno ha ritenuto di doverla accompagnare.

Il rumore dei suoi tacchi è pian piano svanito ed io di nuovo sola in questa splendida piazzetta, un pozzo, alcune case e la luce di quel lampione che rende teatrale la scena. Sono pochi i luoghi che la notte non acquistano un fascino particolare ma Venezia penso li batta tutti. I segni dell’invasione diurna sono ancora visibili, i cestini pieni e bottiglie di vetro un po ovunque, forse perché è sabato ma pur avendo girato tutta la notte sino all’alba in lungo e largo per la città non ho incontrato neanche uno spazzino, eppure anche quello faceva parte dell’iconografia veneziana che avevo forse erroneamente e poeticamente in testa. Arriveranno quando fa giorno?

La notte Venezia è vuota ma non deserta, ogni tanto qualcuno appare dal nulla e nel nulla scompare; c’è un giovane in smoking che mi passa davanti abbastanza veloce, chissà se viene da una festa o semplicemente è un croupier del casinò che smonta dal turno?
Due ragazzi schiamazzano un po molesti, rovinando quell’atmosfera, ma anche loro appaiono e scompaiono dal nulla.
Una coppia si bacia seduta ai tavolini di piazza San Marco dove la magia della notte li rende ricchi, non credo che di giorno potrebbero permettersi si stare seduti a quei tavolini. Sono le 4:00 del mattino e nella piazza ci sono una decina di persone sparse nell’immensità di questo splendido luogo, un ragazzo ascolta la musica dal suo telefono senza cuffie, ahimè non il massimo ma risuona nella notte quasi riempiendo la piazza, l’ultima volta che sono stata qui neanche vedevo il fondo per quanta gente la occupava.

Proseguo sino al Ponte di Rialto, le sue botteghe sono chiuse, i suoi gradini vuoti, alla base del ponte un grossa barca carica di scatoloni attracca dopo ripetute manovre; due uomini cominciano a scaricare il carico, evidentemente la versione lagunare di un corriere, il tutto sotto gli occhi di tre ragazzi seduti sul pontile di legno, con i piedi a spenzoloni nell’acqua.
Sulla banchina dietro di noi c’è una fila, saranno una decina di persone di età diverse ma non giovanissimi, sono tutti vestiti da gran gala, uomini in smoking e donne in abito lungo e tacco alto, ci metto un po a capire cosa aspettano poi mi rendo conto che la bottega con le saracinesche chiuse ha le luci accese, una coppia non più giovane distribuisce cibo e bibite di straforo attraverso le sbarre della saracinesca chiusa. E’ quasi l’alba e la fame si fa sentire, si vede che la festa da cui vengono non aveva un gran buffet oppure era troppo caro. Mi avvio verso la stazione, percorro stradine, calli e piazze, il cielo comincia a schiarire, qua e la il profumo dei fornai comincia a invadere e risvegliare la città, passo il Ponte dell’Accademia, un ultimo sguardo alla silhouette della città come luci dorate che si specchiano nel canale.

La notte è volata via, un po di rammarico per non aver “battuto” zone che avrei voluto vivere in questa dimensione e fotografare. Il mio treno partirà tra poco più di un’ora, il conta passi segna 13 km, il peso del cavalletto e dell’attrezzatura comincia a farsi sentire ma la voglia di continuare ad assorbire tanta bellezza non si placa, un ultimo incontro con piazza roma che decreta ormai il risveglio quasi frenetico della città, il Ponte di Calatrava e poi giù sino alla stazione giusto in tempo per una colazione prima che parta il treno.

…il treno attraversa la laguna, il cielo è rosa e piano piano si va scaldando, fuori dal finestrino il profilo di Marghera reso dolce da questo rosa che c’è nell’aria, nella mente mille pensieri, ho trovato una Venezia intima che non credo lascerò facilmente, ancora molto abbiamo da dirci e da darci e allora l’ultimo pensiero primo di chiudere gli occhi non può che essere: “ presto tornerò!”

Grazie ad Angelo che ha avuto l’idea e agli amici del Fotoclub Punti di vista con cui ho condiviso questa bella esperienza.