Viaggio nel viaggio

Il treno – Viaggio nel viaggio. Il servizio realizzato per la mostra “Viaggi Paralleli” del 2016 mi diede la scusa per parlavi della mia passione sfrenata per il treno. Ho fatto tre anni la pendolare ogni settimana su e giù per Milano ma quello che per molti era un peso per me è sempre stato un momento importante, rilassante e stimolante. Si entra in un micro-mondo in cui si incontrano centinaia di vite. Salire su un treno è come guardare un film, ti siedi e cominci a guardarti intorno, ad ascoltare ed osservare.

…chi sarà quel signore giacca e cravatta con una pila di giornali e tanti appunti? Continua a leggere e scrivere senza sosta, forse un docente universitario, deve essere una persona importante. Poi c’è l’anziana signora accompagnata dal marito, sono evidentemente vestiti a festa, ma i loro volti segnati, le mani callose e la postura un po ricurva parlano di una vita fatta di tanto lavoro, forse nei campi. E’ evidente la differenza tra la routine del Professore e l’eccezionalità del viaggio della coppia, forse dovranno raggiungere il figlio che abita lontano. La signora di fronte finge di leggere ma in realtà è in cerca della prossima preda, trattasi di attacca bottone professionista, quella che i viaggiatori navigati riconoscono subito e si guardano bene dall’incrociare il suo sguardo e quando finalmente la preda è stata catturata chi ha scampato il pericolo tira un sospiro di sollievo e dopo la prima mezz’ora inizia lo scambio di sguardi e sorrisi complici con gli altri passeggeri tra chi sa di averla scampata, tra chi vorrebbe andare in soccorso ma sa che la posta in gioco è troppo alta ed il viaggio ancora troppo lungo.
Passa il controllore, “clamp”, con la sua obliteratrice fa un buco quadrato nel biglietto ( chissà perché le obliteratrici non fanno il buco tondo ), fino a poco tempo fa i treni avevano gli scompartimenti, quante volte si viaggiava addirittura nel seggiolino del corridoio con le gambe di traverso per far passare le persone, quello a scomparsa nella parete che quando ti alzavi si richiudeva. Adesso i regionali sono tutti aperti è più bello, arioso e soprattutto le vite si intrecciano ancor di più. Cosa o a chi starà pensando il ragazzo che fissa fuori dal finestrino, ormai è quasi sera, non è certo il panorama che sta osservando, i suoi occhi non guardano ma vedono, alle orecchie strane cuffie collegate al suo walkman, chissà che musica sta ascoltando. La studentessa rannicchiata sottolinea il suo libro con evidenziatori di mille colori, il militare rientra dalla licenza azzannando un panino con la porchetta che la mamma gli ha avvolto nella stagnola…

Sono passati 25 anni da quando facevo la pendolare, adesso il treno lo prendo più di rado ma appena posso me lo concedo. Salgo, non devo cercare il posto perché adesso sono assegnati, mi rendo conto che non ho risposto all’ultima mail, mi arriva un sms …poi improvvisamente arriva la prima fermata. Di già? Mi accorgo di essere già a metà del viaggio ma di non aver ancora cominciato il viaggio nel viaggio, appoggio il telefono e comincio a guardarmi intorno. I treni sono sempre aperti ma c’è molto più silenzio adesso, le chiacchiere tra passeggeri sono rare, spesso sostituite da monologhi telefonici. Una selva di schermi occupa i tavolini, qualcuno gioca altri guardano un film, qualcuno scrive e lavora. Le cuffie sono tornate ad essere grandi e colorate collegate a minuscoli apparecchi o ai telefoni. C’è ancora una coppia di anziani, “blin”, un suono dalla borsa di lei, inforca gli occhiali e comincia ad armeggiare con un cellulare “E’ Paolo, dice che ci viene a prendere alla stazione” riferisce al marito. Il controllore ha una giacca rossa con il suo computer inizia uno scambio di numeri con i passeggeri di cui magicamente conosce anche i nomi, chissà se nel fondo della borsa c’è ancora l’obliteratrice dal foro quadrato? Il professore universitario ha ancora la pila di giornali ma gli appunti sono stati sostituiti da un computer tutto fare con cui chatta con il collega in facoltà.
Non ci sono più i militari, almeno non in divisa, la studentessa universitaria ha mantenuto i suoi evidenziatori e scrive pagine di appunti con la sua calligrafia da bambina. A fianco a lei un ragazzo scrive e legge messaggi sul telefono, deve essere una conversazione divertente, secondo me è innamorato, si vede da come sorride. Un ragazzo di colore guarda continuamente il telefono, finalmente squilla e comincia una conversazione accesa, non capisco cosa dice perché parla una lingua che non conosco ma secondo me sta dicendo più o meno ” arrivo alle 11, il treno prima l’ho perso…”.

Quante vite viaggiano sul mio treno, chissà chi sono, cosa fanno, dove vanno? Chissà se c’è qualcuno in questo momento che mi sta osservando e si chiede chi sono? Quante vite sul mio treno, pensieri, incontri o occasioni che si intrecciano e che probabilmente mai più si incontreranno ma che per qualche attimo hanno viaggiato insieme e vissuto lo stesso istante.